lunedì 7 dicembre 2009

ECOPOST (centrali nucleari)

Cambiando completamente argomento, ho deciso di parlare di una cosa che mi sta molto a cuore, facendo un discorso forse demagogico ma sicuramente realistico.
Negli ultimi anni è cresciuta enormemente la richiesta di energia, che noi siamo obbligati ad acquistare all’estero; molta di questa energia arriva dalla Francia, dove notoriamente è molto diffusa la produzione tramite centrali nucleari.
Noi siamo stati un po’ ingenui, forse sollecitati da una politica populista e poco concreta, ed abbiamo deciso negli anni 80’ di fermare le nostre centrali, aumentando così ancor di più il nostro deficit energetico. Ora a distanza di una ventina d’anni, si vuole tornare al nucleare, ma la cosa non è così semplice per 2 motivi: 1° sarebbe più costoso riaprire quelle chiuse che costruirne di nuove; 2° costruire e mettere in produzione nuove centrali, richiederà molti anni e, considerando come funzionano le cose qui da noi, gli anni reali saranno sicuramente molti di più di quelli previsti.
Io non so quanti di quelli che leggeranno hanno letto il libro “la casta”, io l’ho fatto, o meglio c’ho provato perché arrivato a metà, sono stato costretto ad interrompere per il nervoso che provavo andando avanti con la lettura!! In questo libro vengono spiegate e raccontate tante cose interessanti, su come i politici e gli amici ed i parenti dei politici, in qualche modo riescono sempre ad uscire arricchiti dai soldi che il nostro Stato così allegramente elargisce; dove controllati e controllori, ad una più attenta analisi, risultino essere le stesse persone.
Questa divagazione era per dire che, visto come sono andate le cose finora, nel momento in cui si dovrà decidere quali saranno le aziende preposte alla costruzione di queste centrali, sicuramente la scelta finirà sulle solite mega aziende costruttrici, controllate dai soliti noti, andando a rimpinguare le tasche già abbondantemente piene, di quelli che se le sono già riempite in questi anni.
A me, che non sono né un economista, né un ingegnere, ma semplicemente una persona alla quale piace usare la testa, è venuta in mente una cosa….
Adesso siamo in un momento in cui l’economia mondiale è allo sfacelo e credo che una maggior diffusione di risorse economiche sul territorio, con delle cifre minori ma distribuite su larga scala, sarebbe sicuramente più utile e soprattutto equo che non una montagna di milioni ad un’unica azienda (ma dopo per la politica ed il suo indotto dove sarebbe il guadagno?).
Spiego la mia idea: le centrali nucleari utilizzano un tipo particolare di uranio, fonte non rinnovabile, senza considerare la pericolosità, difficoltà e costo per lo smaltimento delle scorie di lavorazione. Sembra evidente a me ma non a chi si preoccupa di prendere decisioni in tal senso, che rivolgersi al nucleare, per le modalità e la tempistica necessarie, che si tratta di qualcosa che nasce già vecchio, non adeguato ai tempi ed all’importanza che anche l’ecologia oggi riveste nelle vite di tutti noi. L’Italia per la sua posizione geografica, non sarebbe forse fortemente predisposta per un adeguato sfruttamento dell’energia solare??
Non sarebbe più intelligente dirottare le risorse necessarie per la costruzione delle centrali nucleari per l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle case di tutta Italia??
I vantaggi, secondo la mia mente limitata, sarebbero molteplici: energia pulita e rinnovabile (niente pericolo di fughe radioattive e smaltimento delle scorie); distribuzione delle sovvenzioni su tutto il territorio, aiutando centinaia di artigiani e piccole imprese che lavorano in questo settore; Distribuzione della produzione di energia su migliaia di piccole unità e non su poche mega-produzioni (in caso di fermata di anche una sola unità creerebbe grossi problemi); risparmi sulle bollette di tutte le famiglie che decideranno per l’installazione dei pannelli. Bisognerebbe poi obbligare l’installazione su tutti gli edifici di nuova costruzione e sulle ristrutturazioni.
In questo modo si attuerebbe una politica energetica sicuramente molto lungimirante e volta all’ecologia.
Quello che io scrivo sul mio blog, non verrà mai letto da nessuno di importante, ma spero che a quelli che lo faranno, possa servire per acendere la lampadina del ragionamento……. Da qualche parte bisogna pur cominciare

Ennerik

mercoledì 18 novembre 2009

IL RITORNO DEL GUERRIERO


….C’era una volta (perché tutte le storie che si rispettino iniziano così!), un tempo lontano, ma neanche troppo, un fiero guerriero, abitante le terre del nord.
Si era guadagnato la fiducia ed il rispetto degli abitanti del luogo grazie al suo codice d’onore e alle dure battaglie che aveva combattuto, uscendone a volte vincitore, a volte sconfitto, ma sempre con grande dignità.
Non pago della sua vita, decise di avventurarsi nella solitaria conquista di terre lontane.
Gli scontri furono duri, gli avversari innumerevoli. Troppi e troppo forti per le sue possibilità.
Per raggiungere il suo scopo avrebbe avuto bisogno di un grande esercito, ma lui era il re soltanto di se stesso.
Così, nonostante il suo coraggio, la sua caparbietà ed il suo impegno, dovette soccombere ed abbandonare tutti i suoi sogni di grandezza…
Nel frattempo conobbe Dulcinea (?!), una fanciulla che conquistò il suo cuore e lo convinse a rimanere, nonostante tutto, in quelle terre lontane, per lui estremamente tristi perché quotidianamente gli ricordavano le pesanti sconfitte.
Diventò così un normale contadino del borgo e gli anni passarono veloci.
Dentro di se continuava a rodere un tarlo fastidioso: era lo spirito del guerriero, assopito ma mai svanito e più il tarlo rodeva, più il contadino si rendeva conto che quella non era la sua vita, quello che si rifletteva nell’acqua del pozzo non era il suo vero sguardo, la luce si era spenta. Bisognava riaccenderla.
Così decise di iniziare una nuova battaglia, forse una delle più difficili che avesse mai intrapreso: quella con se stesso!
Dopo mesi, forse anni di lunga e lacerante lotta interiore, il contadino perse la battaglia ed il guerriero riprese il sopravvento, come forse era inevitabile che accadesse.
Tristemente dovette abbandonare anche Dulcinea, compagna di vita per lungo tempo, troppo contadina per riuscire a rendere felice la vita del protagonista di questa complicata storia.
Fu così che ripartì per tornare alle proprie terre, quelle terre che aveva sempre considerato come la sua unica casa, con la speranza che le persone che un tempo lo stimavano e rispettavano, non si fossero dimenticate di lui…
Così fu e, oltre alla famiglia in trepidante attesa per il suo ritorno, trovò ancora molti dei suoi vecchi compagni d’armi, coi quali aveva condiviso gioie e dolori di tante battaglie.
Qualcuno, pago della vita avventurosa vissuta, aveva deciso di diventare un contadino, un fabbro, un commerciante, un oste…. Qualcun altro, proprio come lui, non era riuscito a smettere di essere quello che era: un guerriero.
Ormai molto tempo era passato da quando era partito per quel tentativo di conquista e tante cose erano cambiate; adesso doveva ricominciare tutto dall’inizio, ma le cose adesso erano molto più facili. La famiglia ed i vecchi compagni erano intorno a lui, felici di sostenerlo ed aiutarlo, proprio come avveniva un tempo, così come il motto dei moschettieri imponeva: “tutti per uno e uno per tutti!”.
Gli anni della giovinezza erano passati e, dopo tanti anni trascorsi a fare il contadino, non era facile tornare a combattere; ma era ciò che più desiderava, che lo rendeva felice, lo faceva sentire veramente vivo! Tornava ad assaporare sensazioni che si era quasi dimenticato esistessero.
Sapeva che adesso era più difficile vincere le battaglie e che forse, sarebbero state più numerose le sconfitte, ma la cosa non lo turbava, perché il suo coraggio non era svanito.
Qualche volta tornava alla sua mente il ricordo di Dulcinea, ed in cuor suo sperava potesse trovare un contadino che la rendesse felice, in fondo non era una donna cattiva, anzi, ma solo non era quella giusta per lui, come lui non era quello giusto per lei.
Alla fine di questa storia, non resta che dire la morale perché, se tutte le storie iniziano con “c’era una volta……” è anche vero che devono finire con una morale: non importa quello che decidi di fare della e nella tua vita, ma se sei (veramente) un guerriero, anche se diventerai qualunque altra cosa, il tuo spirito resterà sempre quello; potrai nasconderlo, assopirlo, placarlo, ma dentro di te rimarrai sempre e comunque un guerriero, anche se di carta igienica………………..

Ennerik

mercoledì 28 ottobre 2009

MINIPOST II

Ormai siamo agli sgoccioli ed il giorno della seconda rivoluzione si avvicina.
Sono pervaso da tanti sentimenti ed emozioni, spesso contrastanti tra loro! Non vedo comuqne l'ora di tornare finalmente a casa, sperando di poter ritrovare quella serenità che avevo ormai perso da tanto tempo.... Torino, STO ARRIVANDO!!!


Ennerik

martedì 29 settembre 2009

MINIPOST

Non sempre le cose durano per sempre. Come non mai questa frase per me è diventata veritiera... I cambiamenti spaventano sempre un pò, ma sono in fondo il bello della vita, quello che spesso ci serve per sentirci più vivi!
E quindi: FORZA e AVANTI TUTTA!!!

Ennerik

giovedì 19 marzo 2009

VANEGGIAMENTI E RIFLESSIONI

Il tempo scorre inesorabile ed ormai siamo entrati nel vivo di questo strano 2009. Un anno iniziato nel peggiore dei modi dal punto di vista economico globale; un anno che, per chi già non aveva niente, non sarà diverso da quelli precedenti; un anno che a me riesce a regalare un barlume di gioia, visto che quest'anno a settembre, finisco di pagare uno dei miei mutui.
Ogni giorno entro in contatto con persone, più o meno amiche, con le quali scambio idee, pensieri ed opinioni, persone dalle quali molto spesso traspare una grande gioia e soddisfazione per la vita, gioa quasi sempre trasmessa dalla famiglia, soprattutto dai figli.
Io (e per fortuna la mia compagna la pensa nello stesso modo), ho deciso di non avere figli.
In molti mi hanno detto che, sentendo le mie ragioni, sia soltanto un atto di egoismo.
Non riesco a biasimarli fino in fondo, perchè sicuramente un lato egoista nella mia sceltà c'è, ma non è solo quello. Fin da ragazzino, da quando uno inizia a pensare e ad immaginare la propria vita "da grande", ho sempre creduto che sarei riuscito a fare qualcosa di importante, che sarei diventato "qualcuno" ed avere un figlio lo considero un impedimento a questo mio fine.
Ho sempre avuto un'alta considerazione di me stesso, suffragato da elogi e manifestazioni di approvazione per quello che facevo, andavo abbastanza bene a scuola, ottenendo i massimi risultati con il minimo sforzo, e questo mi ha costantemente fatto pensare di essere intelligente...
Inoltre non sono mai stato uno di quelli "sfigati", ma ero uno di quelli che organizzava, spesso anche per gli altri, mi piaceva essere al centro dei rapporti con le persone e le persone contavano su di me perchè io c'ero.
Così, tra alti e bassi sono trascorse la mia giovinezza e la mia adolescenza poi, quando le superiori stavano finendo, ho avuto il sentore che le cose sarebbero cambiate, che la pacchia sarebbe finita.
Purtroppo per me, avevo assaporato troppo a fondo il piacere del divertimento, eh ho fatto la prima scelta "da debole" della mia vita: ho deciso di non fare l'università.
Provengo da una famiglia in cui solo mio padre lavorava (adesso, buon per lui, è in pensione) e mia madre fa la casalinga, ho una sorella con problemi psico-motori, e le cose non sono sempre state facili.
Non mi hanno mai fatto mancare niente e spesso si sono "svenati" per farmi piacere, sapevo che per mandarmi all'università, e se lo avessi voluto lo avrebbero fatto volentieri, saremmo dovuti andare in contro a grandi difficoltà. In cuor mio sapevo che avrei dovuto farlo, ma a 19 anni, sono stato troppo coglione per prendere la decisione giusta e così ho deciso di andare a lavorare per riuscire a continuare, anzi aumentare, il divertimento "notturno" che in quegli anni avevo iniziato ad assaporare.
Non facevamo niente di male, ma andavo in discoteca 2 o 3 volte alla settimana (comunque spesso gratis perchè facevo il P.R.) e, se non andavo in discoteca, andavo comunque in giro per locali; è giusto precisare che sono quasi astemio e andavo per locali non per bere, ma per divertirmi.
Non tutti uscivano tutte le sere, io invece si, o con uno o con l'altro, e difficilmente stavo a casa, la (s)fortuna era quella di abitare nella prima periferia di Torino la città che, ho letto da qualche parte, è la città europea con il maggior numero di locali notturni in rapporto alla popolazione: una vera manna per il sottoscritto!
Così ho messo da parte le ambizioni che continuavano ad albergare in me per potermi dedicare pienamente al "soddisfacimento dei miei desideri", anche se comunque non ero mai pienamente soddisfatto perchè avrei voluto fare di più.
Ero stupidamente convinto che ero ancora giovane, che avrei avuto ancora tempo, che comunque avevo grandi capacità e sarei comunque, in qualche modo, riuscito a realizzare i miei desideri.
Gli anni passavano continuavo a lavorare, sempre come operaio, spendendo tutto quello che guadagnavo per divertirmi, ho avuto la prima "storia seria", ma le cose non sono mai cambiate un gran che.
Iniziava spesso a farsi sentire uno strano senso di malessere e di insoddisfazione, legato alla mia incapacità di dare una svolta alla mia vita; le conse non andavano come io avevo immaginato e stavo iniziando a disilludermi e a capire che forse avevo sbagliato qualcosa. Cercavo di travare conforto nel fatto che molti stavano peggio di me, ma non riuscivo a fare a meno di guardare quelli che stavano meglio, spesso con un pò di invidia.
Poi la storia è finita a dopo poco mi si è presentata finalmente la possibilità di dare quella fatidica svolta alla mia vita, era il momento di fare quello che sempre avevo immaginato per me, potevo dimostrare quanto veramente valevo e così, mi sono trasferito in provincia di Trento, vicino a Riva del Garda per aprire un pub in società con un mio zio e, poco dopo si è aggiunto anche suo figlio.
Dopo un breve periodo alla ricerca del posto adatto, abbiamo trovato quello che sembrava il posto giusto e, con molto entusiasmo e voglia di fare, abbiamo allestito un bel localino.
Purtroppo le cose non sono andate proprio come dovevano andare ed alla fine ci siamo trovati con un bel mucchio di debiti da pagare. Così, come sempre accade in Italia, 60.000 euro si pagano fino all'ultimo centesimo, e che si frega i milioni di euro, li nasconde in qualche isoletta sperduta e non risarcisce le migliaia di persone rovinate...
Comunque questo scherzetto continuerà a condizionare la mia vita fino al 2012, anno della liberazione dal salasso bancario.
Comunque tutta questa storia, ha portato con se molte conseguenze, non solo sul piano economico ma anche e soprattutto su quello morale.
Si sono rovinati i rapporti con le persone coinvolte in questa sciagurata avventura e la cosa più importante, ho perso quasi tutta la stima che avevo di me stesso.
E' stata la più grande sconfitta della mia vita, ho capito che non sono quello che credevo, sono stato costretto ad andare a vivere con la famiglia della mia compagna perchè con le rate che ho da pagare, non avremmo potuto fare altrimenti pur di continuare a restare insieme; l'unica consolazione che mi è rimasta, è stata la mini-carriera che ho fatto nell'azienda in cui lavoro, diventando il responsabile di un repartino.
Mi capita di vedere amici e conoscenti riusciti a relizzarsi con attività imprenditoriali di vario genere e, se prima provavo invidia per chi riusciva in questo tipo di attività, ora provo una grandissima ammirazione; ammirazione profonda per chi è riuscito in quello in cui io ho fallito. Credevo di essere migliore di tante persone ed invece ho fatto la fine del fesso.
Adesso vivo costantemente con un magone che mi stringe lo stomaco ogni qual volta inizio a pensare seriamente al mio futuro; sento tutto il fallimento di quell'attività gravare su sull'obelisco che rappresentava l'altissima considerazione che avevo di me stesso, ormai diventato uno stuzzicadente. Il tedio spesso avvolge le mie giornate, faccio veramente fatica a trovare i giusti stimoli nella vita quotidiana, per fortuna ogni tanto riesco a "rigenerarmi" durante le ore in cui riesco ad andare a pescare, un'attività che pratico ormai da una ventina d'anni e che è sempre riuscita a resettare il pessimismo che ogni tanto mi assaliva.
Quando penso ai miei problemi ed al mio stato d'animo non riesco però fare a meno di pensare a tutte quelle persone che hanno meno di me, che non hanno neanche i soldi per mangiare, che vivono costretti su una sedia a rotelle, magari riuscendo a muovere solo la testa, e mi rendo conto che sono proprio uno stupido!

Ennerik