giovedì 19 marzo 2009

VANEGGIAMENTI E RIFLESSIONI

Il tempo scorre inesorabile ed ormai siamo entrati nel vivo di questo strano 2009. Un anno iniziato nel peggiore dei modi dal punto di vista economico globale; un anno che, per chi già non aveva niente, non sarà diverso da quelli precedenti; un anno che a me riesce a regalare un barlume di gioia, visto che quest'anno a settembre, finisco di pagare uno dei miei mutui.
Ogni giorno entro in contatto con persone, più o meno amiche, con le quali scambio idee, pensieri ed opinioni, persone dalle quali molto spesso traspare una grande gioia e soddisfazione per la vita, gioa quasi sempre trasmessa dalla famiglia, soprattutto dai figli.
Io (e per fortuna la mia compagna la pensa nello stesso modo), ho deciso di non avere figli.
In molti mi hanno detto che, sentendo le mie ragioni, sia soltanto un atto di egoismo.
Non riesco a biasimarli fino in fondo, perchè sicuramente un lato egoista nella mia sceltà c'è, ma non è solo quello. Fin da ragazzino, da quando uno inizia a pensare e ad immaginare la propria vita "da grande", ho sempre creduto che sarei riuscito a fare qualcosa di importante, che sarei diventato "qualcuno" ed avere un figlio lo considero un impedimento a questo mio fine.
Ho sempre avuto un'alta considerazione di me stesso, suffragato da elogi e manifestazioni di approvazione per quello che facevo, andavo abbastanza bene a scuola, ottenendo i massimi risultati con il minimo sforzo, e questo mi ha costantemente fatto pensare di essere intelligente...
Inoltre non sono mai stato uno di quelli "sfigati", ma ero uno di quelli che organizzava, spesso anche per gli altri, mi piaceva essere al centro dei rapporti con le persone e le persone contavano su di me perchè io c'ero.
Così, tra alti e bassi sono trascorse la mia giovinezza e la mia adolescenza poi, quando le superiori stavano finendo, ho avuto il sentore che le cose sarebbero cambiate, che la pacchia sarebbe finita.
Purtroppo per me, avevo assaporato troppo a fondo il piacere del divertimento, eh ho fatto la prima scelta "da debole" della mia vita: ho deciso di non fare l'università.
Provengo da una famiglia in cui solo mio padre lavorava (adesso, buon per lui, è in pensione) e mia madre fa la casalinga, ho una sorella con problemi psico-motori, e le cose non sono sempre state facili.
Non mi hanno mai fatto mancare niente e spesso si sono "svenati" per farmi piacere, sapevo che per mandarmi all'università, e se lo avessi voluto lo avrebbero fatto volentieri, saremmo dovuti andare in contro a grandi difficoltà. In cuor mio sapevo che avrei dovuto farlo, ma a 19 anni, sono stato troppo coglione per prendere la decisione giusta e così ho deciso di andare a lavorare per riuscire a continuare, anzi aumentare, il divertimento "notturno" che in quegli anni avevo iniziato ad assaporare.
Non facevamo niente di male, ma andavo in discoteca 2 o 3 volte alla settimana (comunque spesso gratis perchè facevo il P.R.) e, se non andavo in discoteca, andavo comunque in giro per locali; è giusto precisare che sono quasi astemio e andavo per locali non per bere, ma per divertirmi.
Non tutti uscivano tutte le sere, io invece si, o con uno o con l'altro, e difficilmente stavo a casa, la (s)fortuna era quella di abitare nella prima periferia di Torino la città che, ho letto da qualche parte, è la città europea con il maggior numero di locali notturni in rapporto alla popolazione: una vera manna per il sottoscritto!
Così ho messo da parte le ambizioni che continuavano ad albergare in me per potermi dedicare pienamente al "soddisfacimento dei miei desideri", anche se comunque non ero mai pienamente soddisfatto perchè avrei voluto fare di più.
Ero stupidamente convinto che ero ancora giovane, che avrei avuto ancora tempo, che comunque avevo grandi capacità e sarei comunque, in qualche modo, riuscito a realizzare i miei desideri.
Gli anni passavano continuavo a lavorare, sempre come operaio, spendendo tutto quello che guadagnavo per divertirmi, ho avuto la prima "storia seria", ma le cose non sono mai cambiate un gran che.
Iniziava spesso a farsi sentire uno strano senso di malessere e di insoddisfazione, legato alla mia incapacità di dare una svolta alla mia vita; le conse non andavano come io avevo immaginato e stavo iniziando a disilludermi e a capire che forse avevo sbagliato qualcosa. Cercavo di travare conforto nel fatto che molti stavano peggio di me, ma non riuscivo a fare a meno di guardare quelli che stavano meglio, spesso con un pò di invidia.
Poi la storia è finita a dopo poco mi si è presentata finalmente la possibilità di dare quella fatidica svolta alla mia vita, era il momento di fare quello che sempre avevo immaginato per me, potevo dimostrare quanto veramente valevo e così, mi sono trasferito in provincia di Trento, vicino a Riva del Garda per aprire un pub in società con un mio zio e, poco dopo si è aggiunto anche suo figlio.
Dopo un breve periodo alla ricerca del posto adatto, abbiamo trovato quello che sembrava il posto giusto e, con molto entusiasmo e voglia di fare, abbiamo allestito un bel localino.
Purtroppo le cose non sono andate proprio come dovevano andare ed alla fine ci siamo trovati con un bel mucchio di debiti da pagare. Così, come sempre accade in Italia, 60.000 euro si pagano fino all'ultimo centesimo, e che si frega i milioni di euro, li nasconde in qualche isoletta sperduta e non risarcisce le migliaia di persone rovinate...
Comunque questo scherzetto continuerà a condizionare la mia vita fino al 2012, anno della liberazione dal salasso bancario.
Comunque tutta questa storia, ha portato con se molte conseguenze, non solo sul piano economico ma anche e soprattutto su quello morale.
Si sono rovinati i rapporti con le persone coinvolte in questa sciagurata avventura e la cosa più importante, ho perso quasi tutta la stima che avevo di me stesso.
E' stata la più grande sconfitta della mia vita, ho capito che non sono quello che credevo, sono stato costretto ad andare a vivere con la famiglia della mia compagna perchè con le rate che ho da pagare, non avremmo potuto fare altrimenti pur di continuare a restare insieme; l'unica consolazione che mi è rimasta, è stata la mini-carriera che ho fatto nell'azienda in cui lavoro, diventando il responsabile di un repartino.
Mi capita di vedere amici e conoscenti riusciti a relizzarsi con attività imprenditoriali di vario genere e, se prima provavo invidia per chi riusciva in questo tipo di attività, ora provo una grandissima ammirazione; ammirazione profonda per chi è riuscito in quello in cui io ho fallito. Credevo di essere migliore di tante persone ed invece ho fatto la fine del fesso.
Adesso vivo costantemente con un magone che mi stringe lo stomaco ogni qual volta inizio a pensare seriamente al mio futuro; sento tutto il fallimento di quell'attività gravare su sull'obelisco che rappresentava l'altissima considerazione che avevo di me stesso, ormai diventato uno stuzzicadente. Il tedio spesso avvolge le mie giornate, faccio veramente fatica a trovare i giusti stimoli nella vita quotidiana, per fortuna ogni tanto riesco a "rigenerarmi" durante le ore in cui riesco ad andare a pescare, un'attività che pratico ormai da una ventina d'anni e che è sempre riuscita a resettare il pessimismo che ogni tanto mi assaliva.
Quando penso ai miei problemi ed al mio stato d'animo non riesco però fare a meno di pensare a tutte quelle persone che hanno meno di me, che non hanno neanche i soldi per mangiare, che vivono costretti su una sedia a rotelle, magari riuscendo a muovere solo la testa, e mi rendo conto che sono proprio uno stupido!

Ennerik